Passa ai contenuti principali

Severino Boezio: le arti liberali e la filosofia



Le arti liberali sono al centro delle riflessioni di Boezio, che afferma che nella difficile situazione dell'impero sia possibile tramandare e conservare la cultura. Secondo lui le arti del quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia e musica) colgono alla perfezione il numero dello spazio, dei corpi e del numero.
Boezio rivolge particolare attenzione all'uso de linguaggio. In particolare si occupa della dialettica. Per far ciò studia le opere di Aristotele e le traduce in latino.
La dialettica si articola in tre fasi: 

 lo studio della parola, del suono e del significato;
- lo studio del valore logico;
- lo studio della proposizione.

Grazie al suo impegno la retorica assume grande importanza: diventa un valore centrale nel curriculum formativo. Egli afferma che attraverso la retorica si può conoscere tuto l'universo.
Nella consolazione della filosofia, egli immagina che la filosofia sia una donna anziana che nei momenti difficili della vita lo venga a consolare.
La valorizzazione delle arti liberali si riscontra anche nelle Nozze di Filogia di Marzio Capella, che considera le arti liberai espressioni delle facoltà umane.
Isidoro di Siviglia scrive le Etimologie opera in cui spiega il significato delle parole con un metodo etimologico.

Commenti

Post popolari in questo blog

Aristotele: la formazione integrale e l'educazione di Stato

Aristotele, privilegia l'analisi delle realtà e della felicità alla descrizione dello Stato ideale.  Il pensiero etico-pedagogico di Aristotele si esprime nell'Etica Nicomachea e nel La Politica. Aristotele stabilisce uno stretto rapporto tra comportamento morale e felicità: solo una formazione integrale dell'uomo può permettere di raggiungere l'equilibrio. Aristotele ha sempre presente la formazione del buon cittadino e l'amore per la cultura. Aristotele parla infatti di due tipi di virtù: -virtù dianotiche: esercito dell'intelligenza  -virtù etiche: controllo delle passioni. Aristotele richiede un'educazione adeguata e completa, riservata solo all'elitè. Nell'educazione degli uomini concorrono tre fattori: natura, cioè predisposizione di corpo e spirito. costume, che è dato dal tipo di comportamento familiare e pubblico. discorso, cioè insegnamenti ricevuti da maestri. Secondo Aristotele lo Stato deve occuparsi dell'istruzione.  Ar

L'educazione del cavaliere

 L'educazione cavalleresca è la prima forma di educazione laica imperniata sull' ideale cavalleresco. Importante, sull'epoca cavalleresca, è il poema della Chanson de Roland. La formazione dei giovani aristocratici avviene spesso all'interno della famiglia dove imparano a leggere i testi sacri e a scrivere. Al futuro cavaliere vengono insegnati lealtà e fedeltà. Egli infatti deve imparare a prendersi cura dei deboli e difendere la Chiesa. Quindi le virtù morali e cristiane, insieme alla cortesia, sono fondamentali per il cavaliere. Già dal VIII secolo la nomina del cavaliere avviene seguendo una tradizionale procedura: l'investitura, nella quale il neo cavaliere viene battuto sulla spalla con una spada. La formazione cavalleresca inizia presto: a sette anni il ragazzo viene affidato al paggio; a quattordici anni viene inviato come scudiero in un castello; a ventun anni diventa un cavaliere. 

I sofisti e la nascita della paideia

Nel V secolo Atene raggiunse il vertice del suo splendore politico e culturale grazie a Pericle .  Il termine sofista indica i primi insegnanti a pagamento degli aspiranti politici. I sofisti intendono insegnare   l'aretè politica.   La nuova virtù   consiste nell'abilità dialettica e retorica,   cioè nell'arte del linguaggio. Le tecniche insegnate dai sofisti sono due: La dialettica , ovvero un dialogo tra due o più interlocutori; La retorica , lunghi discorsi con i quali persuadere un vasto numero di ascolti. Oltre a questi due aspetti, i sofisti pongono il possesso di un sapere enciclopedico. prorogata di Abdera e Gorgia da Lentini   sono i maggiori rappresentanti.  I sofisti furono accusati di   scetticismo,   per aver affermato che non è possibile conoscere nulla con certezza e di  nichilismo.